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PATERNO CALABRO, LE SUE STRADE, LE SUE FRANE

"Da quale strada sarebbe passato oggi Carlo V per arrivare a Paterno?": una piccola provocazione per farci riflettere...



Paterno Calabro, il "nostro" bel paese (posso ancora dirlo, radici e nostalgia sono sempre profonde!), è localizzato all’interno di un bellissimo panorama naturale. Interessante il Santuario di San Francesco di Paola, da lui fondato nel 1444 e da dove il Santo partì il 2 febbraio 1483 per la Francia per obbedire all'ordine di Papa Sisto IV al quale re Luigi XI, ammalato, si era rivolto per chiedere l'intervento del Taumaturgo. L’imperatore Carlo V, padrone di un impero talmente vasto ed esteso su tre continenti, che lo indusse ad affermare che sul suo regno non tramontava mai il sole, nel ritorno vittorioso dall’Africa, nel 1535, proveniente da Rogliano, passò per l’abitato di Paterno. Questo percorso era nella direttrice che dalla Calabria centro-occidentale portava a Roma, dove Carlo voleva incontrare il Papa per farselo alleato. Credo che, nel secolo XVIII e in buona parte del XIX, Paterno gravitasse su Rogliano: il mio non mai troppo rimpianto professore di Storia al Liceo Telesio e primo presidente della Regione Calabria, Antonio Guarasci, cittadino di Rogliano, mi raccontava che i monaci del suo paese comunicavano con i monaci di Paterno con segnali vari e con le campane dei rispettivi conventi.
E i paternesi frequentavano i negozi e i mercati di Rogliano. Solo intorno al 1929, un "munifico benefattore", Caputi - come testimonia un ricordo appeso nella stanza del segretario comunale, prima del dissennato restauro (si fa per dire) e ristrutturazione dello storico palazzo Terzi, sede del Municipio, che ne hanno totalmente e alterato l'aspetto e la configurazione, regalò ai Paternesi l'orologio, posto sulla torre campanaria del Convento quattrocentesco di San Francesco, e la realizzazione della ''rotabile'' Paterno-Dipignano, che contribuì quindi ad accorciare le distanze per Cosenza. Si andava da Paterno a Cosenza a cavallo, in calesse, forse qualche signorotto usava la propria carrozza, e in diligenza, e i viaggi si rivelavano vere avventure, degne del Far West americano: e ricordo, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale - 1939/1945 - con il pullman della concessionaria locale De Prezii, linea che poi negli '70 fu assorbita nel sistema di trasporti della Regione. Negli anni '50, '60, per recarmi a Cosenza (scuola e lavoro) ho viaggiato appunto con i pulman di De Prezii (ore 6.45 andata, ore 14.15 ritorno) e ricordo con affetto il "mio" autista Peppino Romano, che mi aspettava al curvone sopra via Roma, strombettando, quando mi vedeva trafelato correre perché in ritardo, che mi conservava libri, cappotto, ombrello dimenticati per la fretta, portandoseli a casa sua dove andavo poi a riprenderli.
In inverno non sempre si poteva raggiungere Cosenza per una ricorrente frana a Tessano, qualche centinaio di metri prima dell’abitato, poi alberata di acacie come contenimento e la frana la si scopriva "in diretta", non c'erano telefonini e manco telefononi (ricordo una pomposa cabina di legno, imbottita di cuoio nel vecchio ufficio postale in via Battisti, palazzo Napolitano), e spesso l'interruzione durava molti giorni, con deviazione a Dipignano, ritorno al bivio Paterno, SS 19, Donnici. Al liceo Telesio avevo una mastodontica e monumentale professoressa, alla quale avevamo dedicato una impietosa parodia di "T'amo pio bove" di Carducci (trasformata in "T'amo pia mucca", tramutando in negativo il sentimento per la pacifica e laboriosa bestia).
Ebbene costei, delle assenze per frane, neve o alluvioni di noi studenti pendolari se ne faceva un baffo (anzi i baffi che aveva!) e ci interrogava al rientro a scuola su tutto il programma portato avanti durante la forzata assenza per causa di forza maggiore. Credo che, nel fondo del suo animo, non sorridesse mai, e ci fosse in lei del sadismo verso gli studenti che doveva "fregare" e soprattutto quelli che con disagio spesso facevano ore e ore di corriera per raggiungere la scuola dalle varie sedi (Sibari, Falconara, Marzi, Trebisacce, ...). Scriveva Tomasi di Lampedusa ne Il gattopardo, magnifico affresco del dissolvimento di un'epoca, di un regno, di una società, verso un nuovo assetto (ma quale nuovo, quello voluto dai piemontesi-sabaudi,liberal-reazionari che cacciava Mazzini, i valdesi, che impiccava i patrioti?!): "Bisogna che tutto cambi, perché tutto resti com'è”. E il principe di Salina aveva proprio ragione. Ieri come oggi cambiano i governi, cambiano i suonatori, ma la politica degli affari, la musica dei loro soldi restano immutate. Di destra o di sinistra poco importa, basta che la razza padrona si conservi sempre uguale a se stessa, nei suoi privilegi e nella sua cecità politica verso i più deboli.
E veniamo alle frane di Paterno: dove passerebbe oggi Carlo V? In realtà di frane ce ne sono due: anzitutto quella ormai storica del 2005 (per maggiori dettagli leggere l'articolo In attesa della prossima frana), che ha causato il crollo della casa in località Serra Coste del comune di Dipignano, e che ha creato l'interruzione della strada in prossimità del bivio per Donnici, e poi quella che si è creata dal lato opposto della strada, in pratica qualche centinaio di metri dopo l'uscita da Paterno, a Merendi, in prossimità del ponte (dove c'era un vecchio e tipico mulino ad acqua, che ha funzionato sino agli anni '50 per diventare poi uno squallido allevamento di trote, che ha distrutto una attività secolare da conservare sicuramente come memoria). In pratica, l'unica strada di collegamento per Paterno è ormai quella che porta all’autostrada, nel tratto Piano Lago-Cosenza, e che permette di arrivare al paese da Pugliano. La strada (descritta nell'articolo I percorsi della memoria) è in realtà mal costruita e mal tenuta, in condizioni del tutto precarie e chissà quanto tempo ancora potrà sostenere un traffico notevolmente aumentato e sproporzianato al suo precario assetto, fatto di avvallamenti, piccoli viadotti, frane e infiltrazioni d’acqua tra le più varie. D'altronde, crolla persino Pompei e Sandrone, l'attuale ministro dei Beni Culturali (perché non continua ascrivere poesiole alle "ministre", farebbe meno danni!), ex comunista doc e adesso adoratore del cav., non ha fondi per impedire il crollo e per i restauri e "regala" euro a palate ai bulgari per premi, centri culturali (ci sarà l'asse Berl/Put/GazProm?) e portare per un'attrice e seguito faraonico per un premio in Italia. E voi, miei cari concittadini di Paterno, sperate nella riattivazione della strada? Ma andate con buona volontà a scavare di persona altrimenti la risposta alla mia domanda ai posteri. Di quale secolo non è dato di sapere...


Pino Florio


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