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LA MEMORIA E' RICORDARE

Il Santuario in una riproduzione tratta da una cartolina degli anni '30


Ricordare è vivere. Vivere il presente senza ignorare il passato.


Mi diceva testè un calabrese di Paterno, paesello che con i suoi cinque rioni si dispiega su per le pendici di un monte prospettante la Sila e dove Francesco di Paola fondò il suo secondo convento, mi diceva che trovandosi a Roma ed essendo andato a visitare S. Pietro, si era sentito così oppresso da quella maestosa immensità che gli pareva fosse in un mondo del tutto diverso dal comune, dove l’idea di Dio, di un Dio meno semplice e per così dire meno a lui vicino di quello che da tanti anni aveva nella mente e nel cuore come era stato nel cuore e nella mente dei suoi padri, gli era balenata di un tratto con proporzioni, come era smisurato quel maggior tempio della Cristianità a confronto della chiesetta nella quale quel buon paesano aveva balbettato la prima preghiera.
… un giorno era per andar via [dalla basilica di s. Pietro] col proposito di non più tornarvi, … quando di un tratto, alzando gli occhi, in una delle navate … vide una statua che gli fece trabalzare il cuore; era la statua di s. Francesco di Paola, con la bella gagliarda persona … : e lo guardava sorridente … Da quell’ istante non si intese più solo tra la folla e nella vastità della metropoli.

[ Nicola Misasi: La mente e il cuore di Francesco di Paola
- Lanciano - R. Carabba Editore 1907
- Belevedere - Cultura calabrese editrice 1981 con introduzione di G. Grisolia]


Facendo le debite distinzioni ed applicando le proporzioni del caso tra sacro e profano, anch’ io ho provato un senso di smarrimento la prima volta che ho visitato gli Stati Uniti d’America, pur essendo partito da Roma, città bella e immensa, ma anche caotica e rumorosa, e trovandomi sempre tra carissimi parenti ed amici, colà ritrovati: la Statua della Libertà nell’Oceano, New York [la Grande Mela], Manhattan con i grattacieli, ahimè anche le Twin Towers, le avenue e le street brulicanti di varia umanità cangiante ad ogni ora del giorno e della notte, la ornia con la splendida S. Francisco e i boschi di gigantesche sequoie, il Gran Canyon del Colorado e Vail, immensa e gigantesca località sciistica [una Cortina d’Ampezzo smisurata], Washington, maestosa capitale con la White House, il Campidoglio, il Memorial Lincoln, l’obelisco.

Lo smarrimento ed il senso di solitudine che mi avevano indotto gli Stati Uniti sono svaniti d’ incanto per un fatto inaspettato ed imprevedibile. A Greeley, in Colorado, in casa di un fratello di mio padre, partito dall’ Italia nel lontano 1936, all’ età di 14 anni, ho visto alcune vecchie foto e cartoline risalenti sicuramente agli anni ‘30: una modesta cartolina con veduta del santuario di S. Francesco di Paola, una foto di festa religiosa con processione ed una foto di donne che lavano alla Fontana Grande. Quelle foto avevano più di 50 anni ed erano state conservate gelosamente ed ora io le posso conservare e guardare perché da Paterno sono andate in America e da qui sono tornate, in copia, in Italia. Quelle foto sono state compagne e conforto soprattutto nei primi tempi di soggiorno in una terra diversa per un ragazzo che aveva lasciato alle spalle famiglia, paese e lingua natia. Eppure erano ancora lì a testimoniare la propria origine, la propria appartenenza a quella terra in seguito ritornata a visitare in condizioni certo migliori di quelle della partenza.

Chi sono quelle donne, quasi tutte riprese di spalle e quella bambina che tenta di arrivare al canale dell’acqua? E nella foto della festa dove la statua è certamente quella dell’Immacolata, già a S. Marco, ed ora a S. Pietro, credo, e la strada sembra via Roma e quel bambino con una immensa coppola?, gli uomini con il cappello e le donne con il fazzoletto chi saranno? Alcune delle donne guardano incuriosite, forse il fotografo; allora non era normalità eseguire foto ed era privilegio costoso e per pochi. Forse la statua era stata fermata per la devozione delle famiglie che abitavano nella via e per l’offerta tradizionale? Sarebbe bello se nell’una ed nell’altra foto qualcuno si riconoscesse dopo 70 anni.

Nella cartolina si nota il campanile non intonacato, senza orologio [che fu posto nel 1935], ed una processione che entra o esce dalla chiesa, quindi fatta nella ricorrenza dei 15 giorni dopo Pasqua o per qualche anniversario di terremoto.

A questo porta il ricordo, la memoria, la rievocazione: siamo sempre figli della terra che ci generato anche se questa non è destinata ad accoglierci al termine del nostro cammino terreno. Sono partito da San Francesco e tutti sanno che le favole della nostra infanzia, attorno al focolare, non erano quelle dei fratelli Grimm o del Fucini ma i miracoli del nostro santo zirruso, è vero, ma caritatevole e prodigo di bontà verso tutti.

Se il sito mi ospiterà ancora sarò lieto di parlare del tempo andato a Paterno, magari scrivendo della scirubetta – con tutta la neve che fa – di via Roma, passaggio obbligato per la Fontana Grande e per i castagniti e di altro ancora, sperando di provocare un’ ondata di ricordi in quanti si collegano con il sito e la voglia di scriverne.

Pino Florio - 24 febbraio 2005


 

Per chi voglia leggere sull’emigrazione verso gli Usa consiglio, in ordine di preferenza:

1. Helen Barolini - Umbertina - Avagliano Editore - Cava dei Tirreni 2001 - www.avaglianoeditore.it
2. Frank McCourt - Che paese l’America - Adelphi Edizioni - Milano 2000 - www.adelphi.it
3. Melania G. Mazzucco - Vita - Rizzoli - Milano 2003 – www.rizzoli.rcslibri.it - rcs-libri@rcsweb.it

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